Sabato scorso ho avuto modo di assistere a un seminario internazionale focalizzato su un tema di grande interesse: traduzione automatica e creatività. Titolo dell’incontro era: Machine translation and human creativity, organizzato e curato dalla Bologna Children’s Book Fair.
L’argomento mi incuriosiva dal momento che, da traduttrice, ho sperimentato in prima persona la cosiddetta “traduzione umana” (HT, human translation) e volevo vedere cosa c’era sull’altro lato della medaglia.
All’inizio ho provato rifiuto, ma forse era solo paura. Nella mia testa vagheggiava l’idea di essere sostituita da una macchina e devo dire che la cosa non mi faceva impazzire di gioia. Evitare le novità non le rende meno reali. Ho pensato che fare resistenza di fronte a strumenti di cui ancora non conosco il potenziale non può portare niente di buono e di certo non può aiutarmi a farmi un’idea in proposito.
Ebbene, un’idea chiara non me la sono ancora fatta, prima dovrei provare, ma il seminario mi ha dato diversi spunti di riflessione che vorrei condividere con te.
Traduzione automatica e creatività sono compatibili?
I temi affrontati ruotavano intorno a due macro-aspetti riguardanti l’introduzione della traduzione automatica nel lavoro del traduttore:
- Compatibilità e innovazione
- Potenzialità e opportunità
È indubbio che i traduttori siano figure centrali nella creazione di un dialogo tra culture e diano l’opportunità di aprire una finestra su altri mondi, sia reali che fittizi. Al giorno d’oggi è anche vero che la tecnologia — i computer nella fattispecie — è diventata la nostra configurazione quotidiana e ha già ampiamente dimostrato di poterci aiutare in molti modi, automatizzando il lavoro e velocizzando processi.
Ma cosa succede quando la tecnologia pretende di avvicinarsi e di compensare un lavoro creativo?
Per riuscire ad aprirmi a questo concetto, posso pensare ai cartoni animati. I disegni una volta venivano fatti a mano e sfogliati velocemente per dare il senso del movimento. Posso solo immaginare con quanta pazienza i disegnatori tracciassero decine di volte le linee dello stesso personaggio in posizioni diverse. Possiamo forse dire che l’animazione digitale abbia minato o annullato le possibilità creative?
Forse l’esempio non è del tutto calzante, ma immagino che i disegnatori si siano sentiti bistrattati e offesi quando si è prospettata all’orizzonte l’idea di abbandonare la matita. La stessa cosa vale per gli scrittori, che sono passati dalla penna, alla macchina da scrivere e poi al file Word.
Se penso a tutto questo posso anche dare il beneficio del dubbio alla traduzione automatica e pensare che possa fungere da supporto alla creatività. Certo è che l’esperienza che ho con Google Translate non aiuta, ma pare che la tecnologia abbia fatto grossi passi avanti in questo senso, a tal punto che sembra quasi che la differenza tra un testo tradotto da mente umana non sia distinguibile da un testo tradotto da mente artificiale. Ma andiamo con ordine.
MT (machine translation): alleata o rivale?
Al seminario hanno parlato persone autorevoli che hanno sperimentato la traduzione automatica e hanno fatto ricerche sul margine di errore che questa può dare. Ma come possiamo sfruttare questa nuova tecnologia?
Per semplificare, e come forse saprai già, si inserisce il testo in lingua originale nel sistema che lo traduce. Il traduttore fa quindi un lavoro di post editing, andando a sistemare, secondo il suo buon senso, le sue conoscenze e la sua creatività, quello che la macchina non è stata in grado di tradurre in modo corretto.
Il traduttore revisiona quindi un testo già tradotto in modo automatico, è vincolato alle sue scelte, ma può intervenire dove la macchina non ha ottenuto il risultato auspicato.
#CONTRO
Siamo sicuri che questo processo non rischi di falsare la voce del traduttore e la sua identità?
Il traduttore ha totale libertà e può intervenire dove crede sia opportuno, ma se il programma di traduzione è così sofisticato da tradurre quasi perfettamente ogni parte del testo, quanto quella traduzione appartiene al traduttore, visto che interviene solo laddove il programma ha fallito?
#PRO
Il processo di revisione di traduzione si velocizza. Il traduttore può intervenire con dei miglioramenti, aiutato dal programma che segnala le soluzioni di traduzione più adatte.
Non metto in dubbio che macchina e uomo possano allearsi e compensarsi a vicenda. L’avanzamento tecnologico, dopotutto, è portato avanti dall’essere umano che ne è il primo inventore. Per alcuni aspetti l’allievo supera il maestro, ma di certo non per il contributo umano che la persona fisica del traduttore può apportare a una traduzione.
Tante domande, poche risposte
Quello che mi chiedo, a questo punto, è:
- può una macchina avere rispetto per il testo originale, per l’autore stesso, per il suo modo di comunicare e di esprimere emozioni?
- la traduzione automatica minaccia la creatività?
- se il traduttore rischia di ridursi a un mero revisore di una traduzione automatica, il suo lavoro conserverà quel fascino che ha sempre avuto?
- quanto può influire il supporto della traduzione automatica sul compenso dei traduttori, se impiegano meno tempo nel lavoro, visto che non di rado faticano a strappare un corrispettivo adeguato?
- il fatto di poter tradurre un testo in automatico, senza seguirlo parola per parola, rischia di contrastare una visione empatica e critica nei confronti del testo? Minaccia di appiattire il lavoro? Quanto questo processo andrà ad assopire la mente di un traduttore. Una macchina che fa la maggior parte del lavoro per te, non rischia di farti “dormire sugli allori”?
- se chiunque, con questi mezzi, può fare il traduttore, a cosa servirà imparare una lingua straniera?
In conclusione
Quello che penso è che stiamo assistendo già da tempo all’impoverimento del linguaggio. Le cause possono essere molteplici: dall’avvento dei cellulari (tvtb) alla velocità con cui social e media trasmettono informazioni a misura di tag, perché la gente non ha tempo di leggere. La semplificazione dei messaggi lascia sempre aperte molte domande di fronte a un articolo poco approfondito, per non parlare degli errori grammaticali che piovono come polpette. E tutto per arrivare prima, per essere più veloci. Ormai la qualità non è più un valore.
La traduzione automatica va in questa direzione? L’esperienza e il contributo personale con cui i traduttori condiscono i testi che traducono verranno meno? E tutto questo avrà un effetto valanga anche sulle competenze del traduttore?
Come ho detto, all’inizio sono sempre restia al cambiamento, e penso sia necessario e lecito farsi delle domande così come lo è non precludersi delle opportunità, soprattutto in questo momento. La pandemia ha causato problemi (ed è un eufemismo) e ancora li sta provocando, ma ha anche concorso ad accelerare un’evoluzione verso direzioni inaspettate.
L’MT sembra costituire una potente risorsa per i traduttori, la componente umana non è ancora stata accantonata e sta a lei prendere la decisione finale. La collaborazione è forse la migliore opzione, ma non credo di essere ancora pronta, se non per brevi stralci di testo in cui magari ho bisogno di una mano in più. A piccole dosi. Ma anche in questo caso, cosa ne sarà della collaborazione e dello scambio tra traduttori?
Ho tante domande, ma poche risposte certe.
Ai posteri l’ardua sentenza. O forse no.
Se ti va, raccontami cosa ne pensi nei commenti qui sotto.
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