La scelta del punto di vista è una questione spinosa. Abbiamo visto la settimana scorsa come si è comportata Sara Ferri nei suoi romanzi (leggi l’articolo qui), ma di certo la questione è molto più complicata di così.
Come si fa quindi a scegliere il punto di vista ottimale dal quale permettere al lettore di guardare la storia che vuoi scrivere?
Per dare una risposta a questa domanda bisogna considerare alcuni fattori:
- la complessità dei contenuti della storia che vuoi raccontare
- gli attori in campo
I contenuti
Progettare un romanzo dal principio, prima della stesura, ti aiuta a circoscrivere gli aspetti che andranno a comporre la tua narrazione. Il fatto di definire di cosa andrai a parlare nel tuo libro ti permette di capire l’entità degli argomenti scelti e ragionare sul modo in cui poi vorrai esporli. E, di conseguenza, il punto di vista appropriato.
Inoltre, la scaletta può esserti di grande supporto per capire se stai esagerando o meno. Mi spiego meglio.
Se sei alle prime armi, in particolare, è possibile che tu sia come un vulcano pronto a esplodere: hai mille idee per la testa e vorresti inserire di tutto nel tuo romanzo.
Questo ti fa di certo onore: avere tante cose da dire stimola la creatività e ti permette di navigare su nuovi mari. Tuttavia, inserire troppo stroppia. Affrontare molti argomenti in un’unica narrazione, se non gestiti al meglio, potrebbe impedirti di esplorarli a fondo ostacolando una vera discesa negli abissi della storia.
Anche se ogni personaggio si fa portatore di un tema differente, è fondamentale che ognuno di loro abbia lo spazio che merita, onde evitare un’esposizione approssimativa e superficiale dei messaggi trattati.
Una buona narrazione non deve per forza abbondare di temi condivisi. La cosa essenziale è circoscrivere i messaggi che vuoi dare e scegliere i personaggi giusti che li possano veicolare nel modo più adeguato ed esauriente, attraverso il loro punto di vista o eventualmente di quello di un narratore onnisciente.
Più la tua opera sarà ricca, più sarà difficile riuscire a gestirla limitatamente a un personaggio con un punto di vista in prima persona, ad esempio, in quanto ridurrebbe molto le possibilità narrative a disposizione.
Gli attori
La prima cosa da chiederti è: quanti personaggi vivranno nel tuo romanzo? Sono tanti? Pochi? Quanti di loro sono primari, quanti secondari, quanti solo comparse?
Che tipo di ambientazione abbraccerà il tuo romanzo? Sarà determinante nella trama? Di quanto spazio avrà bisogno?
Ricorda che anche l’ambientazione può diventare personaggio, se influisce sulla trama.
Immagina una telecamera con lo zoom: prova a inquadrare prima tutto dall’esterno, poi avvicinati piano piano a ogni attore della storia e cerca di percepire il suo campo visivo. Una buona caratterizzazione dei personaggi può aiutarti a definire i loro obiettivi, le informazioni che ognuno di essi deve avere o meno e il modo in cui il lettore ne verrà a conoscenza.
Vista la scaletta, lo schema o l’idea già piuttosto definita che hai in testa, riuscirai a individuare la migliore distanza da tenere dalle vicende della storia, in modo da rendere intelligibile al lettore ciò che accade.
Può darsi che la vicinanza aiuti l’immedesimazione (come una prima persona), ma che impedisca di vedere il contesto nel suo insieme e manchino informazioni, che rischi poi di inserire in modo artificioso.
Oppure può essere che la lontananza ti aiuti a dare un quadro di insieme ma attenui molto il coinvolgimento del lettore, compromettendo la portata emozionale dei temi trattati.
Valuta attentamente gli aspetti su cui la narrazione ha bisogno di focalizzarsi per chiarire se:
- la storia ha bisogno di un punto di vista esterno, onnisciente, in modo da dare una panoramica e abbracciare un orizzonte più largo, tale da conferire più ampio respiro alla storia, se la trama lo richiede. Potresti, ad esempio, avere la necessità di trasmettere una visione d’insieme dell’ambientazione, delineando eventi che accadono anche al di fuori della zona di interesse del protagonista. Per fare questo dovrai uscire dal suo contesto più ristretto e permettere al lettore di spostarsi nel tempo e nello spazio in modo naturale, accompagnato da un narratore esterno
- la storia richiede un punto di vista interno. In tal caso, probabilmente stai ragionando su un’opera il cui contesto si stringe attorno ai personaggi, alla loro psicologia e ai loro obiettivi più intimi. Magari hai bisogno di condurre il lettore dentro i loro pensieri, la loro personalità, il loro modo di ragionare. Potrebbe quindi essere più adeguato un punto di vista interno in prima o anche in terza persona, se i personaggi sono molti e risulta difficile trasporre la storia in prima persona per ognuno di essi.
Manca ancora qualcosa, però…
Lo spettatore
Leggendo si viene introdotti in un altro luogo, altrove. Si tratta di un luogo che non esiste, se non nella nostra mente; e in questo luogo molto probabilmente noi vediamo e conosciamo tutto, o quasi. Si tratta di un autentico fenomeno di traslazione. E il responsabile di questa traslazione in un determinato altrove è proprio il narratore.
Possiamo affermare che uno dei compiti del narratore sia proprio quello di collocare il suo lettore. Di trovargli una posizione quanto più precisa possibile all’interno dello spazio immaginario della narrazione che egli sta costruendo. Dove ci troviamo noi quando siamo dentro la storia che ci viene raccontata in quel preciso momento? È inevitabile: sarà il narratore che decide per noi. Ci prenderà per mano e ci piazzerà in un determinato punto, un punto davanti al quale vedremo scorrere tutta la vicenda che egli ha preparato per noi. Un punto di osservazione, o ancor meglio, se preferite, un punto di vista. […]
Dobbiamo fidarci del narratore: starà a lui il compito di collocarci in una determinata posizione, di scegliere per noi il punto d’osservazione migliore per poter seguire la vicenda che sta mettendo in scena per noi; e l’ampiezza che il nostro sguardo abbraccerà.
Luca Blengino, Il punto di vista, De Agostini editore, Novara, 2007, p. 8
Ecco perché come scrittrice hai una grande responsabilità: fare la scelta giusta, sia nel rispetto della storia che stai scrivendo che nel rispetto del lettore che la leggerà. Posizionare lo spettatore alla distanza giusta che gli permetta di godersi lo spettacolo e di comprenderlo come tu vuoi che lo percepisca.
Si tratta, dunque, di una scelta che va in due direzioni. Un punto di vista ottimale
- ti consente di mostrare ogni sfaccettatura della tua storia nel modo più efficace
- permette allo spettatore di osservare la storia dalla giusta distanza e in modo comprensibile e partecipativo
In conclusione
Arrivate a questo punto, le tue impressioni possono essere due: o ti ho dato qualche idea per ragionare sulla scelta del punto di vista più adeguato alla tua opera, oppure sei ancora più confusa di prima.
Niente paura! A volte si sbaglia e si devono fare alcune prove prima di essere soddisfatte, ma la scrittura è fatta anche di questo: di tentativi. È come cimentarsi con una nuova ricetta: non è detto che venga subito bene; a volte è necessario rifarla più volte prima di raggiungere la perfezione, o quasi 😉 .
Ricapitolando, ecco cosa fare per individuare il punto di vista perfetto per la tua opera:
- circoscrivi i temi della narrazione. Di cosa vuoi parlare? Se hai tante idee per la testa, prendine una e conserva le altre per la prossima storia che scriverai.
- identifica i personaggi principali. Cerca di capire di chi hai bisogno per esporre la trama in modo completo e naturale, e decidere quindi se immergere il lettore all’interno della narrazione o mantenerlo a una certa distanza da essa
- individua gli eventi indispensabili all’avanzare della storia, in modo da capire quale sia la miglior visuale per lo spettatore
Ti auguro un buon lavoro. E se hai qualche dubbio, scrivilo nei commenti qui sotto, sarò contenta di aiutarti!
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