C’è una fase che precede quella della progettazione; sto parlando dell’ideazione narrativa del tuo progetto-racconto o progetto-romanzo.
Cosa intendo per ideazione?
Ti ho già parlato in un articolo precedente del brainstorming, quel meccanismo che ti consente di buttar giù in modo istintivo le idee che ti vengono in mente in riferimento alla storia che vuoi scrivere.
Ecco, l’ideazione si trova più o meno in questa fase, ma non riguarda esclusivamente i contenuti della tua storia, ma l’intero progetto narrativo e assume sembianze più pragmatiche.
Ideazione
Cosa significa ideazione narrativa nel concreto?
Significa pianificare le fasi del lavoro e individuare le relative problematiche cui si potrebbe andare incontro.
Partiamo, ad esempio, da un tema: supponiamo che io voglia raccontare una storia che parli della solitudine degli anziani. Quanto ci accorgiamo di loro?
Ecco quindi cosa posso chiedermi per pianificare il mio lavoro:
- Che tipo di parabola avrà la mia storia? Ascendente o discendente?
- Ci sono personaggi che potrei aver difficoltà a interpretare e mettere in scena?
- Quali complessità narrative pone in essere la mia storia?
Parabola ed effetto
Mi piace partire sapendo già se la mia storia avrà un esito felice oppure triste. Sono un’amante dei finali un po’ amari quando scrivo, lo ammetto. Anche quando leggo non mi dispiacciono, ma dipende dalla storia.
In questa fase, devo capire dove andrà a parare la mia narrazione e individuare l’arco narrativo più adatto.
Potrei decidere di creare una parabola discendente basandomi sulle forme universali di Vonnegut, ad esempio scegliendo un arco emozionale di ascesa e caduta.
Oppure basarmi sui plot di Booker. La storia è ancora talmente fresca che qualsiasi opzione può aprirti molte possibilità. Tali possibilità ti permetteranno di stabilire l’andamento emozionale della narrazione, che sarà per forza di cose trasferito anche al lettore.
Personaggi
Ho scelto un tema complicato. Non sono ancora anziana, quindi l’argomento può essermi estraneo. Ho di certo bisogno di consultare una persona attempata per capire alcune cose necessarie a rendere verosimile la mia storia, che sono:
- cosa pensa una persona anziana che vive sola?
- che opinione ha delle persone che la circondano?
- che registro utilizza per parlare?
- qual è il suo passato? Come viveva quando era giovane e come vive la società odierna?
- prova frustrazione di fronte alle piccole difficoltà quotidiane date dai suoi limiti, se ne ha?
Tutto questo riguarda lo studio del personaggio. Se fosse un personaggio inventato qualsiasi, magari più o meno della mia età, non avrei grossi problemi, ma in questo caso mi mancano delle informazioni che potrebbero rivelarsi preziose.
Sarebbe la stessa cosa se ambientassi la storia, ad esempio, negli anni Venti; in questo caso avrei anche la necessità di fare una ricerca di tipo storico per mostrare il periodo di riferimento.
Contesto e ricerca
Visto che ne abbiamo parlato, subentra anche un’altra difficoltà che riguarda il contesto.
Intanto devo chiedermi: come posso esporre e trasmettere il mio tema? Attraverso quale tipo di narrazione: racconto o romanzo?
Una volta fatta la mia scelta, ho bisogno di capire quali eventi possono mostrare al meglio la solitudine di una persona anziana, stando attenta a toccare le corde giuste e a non banalizzare. Quindi posso chiedermi:
- dove ambiento il mio racconto? Ai giorni nostri?
- quali sono le situazioni più efficaci per mettere in scena il tema?
Queste domande trovano risposta in parte nello studio del personaggio, che avrò provveduto a fare in precedenza, e in parte nella mia capacità di osservazione: ho deciso di scrivere di questo tema? Bene, quello su cui si focalizzerà la mia attenzione, per un po’ di tempo, saranno tutti questi aspetti. Diventerò una stalker degli anziani 😉
Punto di vista
Non è così banale chiedersi da che punto di vista narrare una storia.
Posso pensare di usare il punto di vista con cui ho più dimestichezza, che mi viene naturale. Eppure, potrebbe essercene uno più adatto.
Posso infatti narrare la storia dall’esterno, come narratore onnisciente, e mostrare come una persona anziana vive la sua quotidianità e cosa una persona giovane pensa di lei, creando una sorta di contrasto.
Oppure posso decidere di narrare la storia in prima persona, scegliendo come protagonista una donna anziana, e mettere in scena una sorta di flusso di coscienza quasi assillante, esagerando un registro particolare e portando all’estremo pensieri negativi.
E così via.
Noterai come il punto di vista, unito a una determinata modalità narrativa, potrebbe cambiare radicalmente la storia che vuoi raccontare.
Genere e nodi
Posso già ragionare, in questa fase, su quali sono i nodi fondamentali che porteranno la mia storia dove voglio (Leggi anche Il metodo dei nodi narrativi: come usarlo?). Sappi che cambiano in base al messaggio che vuoi trasmettere.
Prova a chiederti: cosa voglio mostrare? Una signora anziana che prende consapevolezza a poco a poco della sua solitudine?
Oppure vorrei come protagonista un giovane che si rende conto troppo tardi di non aver dato le giuste attenzioni a una nonna, ad esempio?
O ancora, potrei creare una sorta di madre di Psycho 2.0 che vedendosi trascurata e bistrattata si vendica in maniera efferata dei suoi “cari”.
Conclusioni
Fino ad oggi ti avevo parlato di progettazione narrativa, quindi dei diversi metodi che puoi usare per progettare un racconto o un romanzo (leggi anche 4 tecniche per costruire una storia).
In questo articolo, invece, ho voluto mostrarti cosa c’è ancor prima di pensare all’architettura narrativa.
La fase di ideazione è come un momento di incubazione della storia, ti permette di capire se hai la costanza, la disciplina e gli elementi necessari per portare a termine il tuo lavoro, senza lesinare su alcuni aspetti e “tirare via”, come si suol dire.
Ti dà inoltre modo di costruire la storia giusta, quella più efficace a trattare il tema scelto.
Può capitare che la pigrizia infici il tuo lavoro e ti impedisca di andare a fondo. Alcuni elementi potranno sembrarti superflui e di certo ti sarà capitato di pensare: “va be’, tanto invento”, ma se in alcuni casi può andare bene e non notarsi, in altri potrebbe rovinare l’intero romanzo.
Il percorso di ideazione non è mai lo stesso; ti ho dato alcuni spunti su cui puoi basarti, ma cambia in riferimento alle complessità narrative che ogni storia porta con sé. È richiesto quindi un po’ di pragmatismo, che in nessun modo, tuttavia, ostacola la creatività, ma come sempre la espande.
Come ho già detto in altre occasioni: se non sei tu a prenderti cura della tua storia, chi altro lo vorrà fare?
COME FUNZIONA IL TUO PERCORSO DI IDEAZIONE DELLA STORIA?
SEI PORTATA A LANCIARTI SUBITO SUI CONTENUTI O TI DAI IL TEMPO PER RAGIONARCI UN PO’ SU?
TI ASPETTO NEI COMMENTI 🙂
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