Sono finiti i tempi in cui per creare un antagonista bastava pensare a un personaggio cattivissimo, ma monolitico, privo di pregresso e profondità.
Oggi il pubblico chiede di più.
Pensa solo a film come Maleficient e Joker, in cui la prima è l’antagonista della principessa Aurora e il secondo è il nemico di Batman. La storia narrata dal loro punto di vista assume una prospettiva completamente diversa, non trovi?
Quando crei i personaggi della tua storia, dovresti dedicare a ognuno di essi la giusta attenzione e considerare l’antagonista come se fosse un protagonista, ma dal lato sbagliato (che poi così sbagliato potrebbe non essere, come vedremo).
In questo articolo affronterò solo il discorso sull’antagonista esterno, perché come immagino tu sappia, potresti anche costruire una storia in cui il conflitto interno è preponderante rispetto a quello esterno. Non sarà questo il caso.
Prima di tutto, bisogna capire…
Chi è l’antagonista
Di solito, per comodità o per essere spiccioli, definiamo l’antagonista come “il cattivo” della storia. Questa definizione, tuttavia, vale di più per le storie tradizionali, come le fiabe (Biancaneve/matrigna, Cappuccetto Rosso/lupo), in cui questa accezione è quasi sempre vera.
Oggi la definizione che darei io è un po’ più articolata: l’antagonista è quel personaggio il cui arco narrativo si contrappone a quello del protagonista.
L’arco narrativo è quell’insieme di fatti, conflitti, paure, sfide e azioni che costellano il percorso del protagonista; spesso queste sfide e conflitti sono causati dall’antagonista.
Prova a pensarci: senza antagonista, senza conflitto, non c’è narrazione. Senza ostacoli, il protagonista raggiungerebbe i suoi obiettivi senza difficoltà, perché allora narrare la sua storia?
Ma come creare un antagonista credibile, se non può essere soltanto cattivo? Quali sono gli aspetti su cui puoi basarti per creare un antagonista indimenticabile?
3 tipi di antagonista
Ci sono vari tipi di antagonista su cui puoi basarti per costruire il tuo, te ne svelo tre. Sulla traccia di questi, sei libera di usare poi la creatività, in base alla storia che hai intenzione di scrivere e − cosa fondamentale −, al suo protagonista.
Ci sono alcuni antagonisti che sono stati costruiti con così tanta attenzione e cura, che sono diventati memorabili. Ad esempio Dracula: lo sai che non è il protagonista della storia, vero?
Dracula è l’antagonista, il protagonista è Jonathan, ma chi dei due ti è rimasto più impresso?
Ovviamente questi sono casi eclatanti, non è sempre così.
Il rischio di mettere in ombra il protagonista potrebbe esserci, ma se si fa un buon lavoro su entrambi i personaggi, non ci dovrebbero essere problemi. Creare un grande antagonista, ti permette di mettere in luce anche il protagonista, perché dovrà affrontare un grande nemico.
#antagonista 1: il cattivo per necessità
Come creare un antagonista per necessità?
Per discostarsi dal pericolo di creare un antagonista piatto, bisogna mettersi nei suoi panni. Questo significa che dovresti chiederti come mai fa quello che fa, perché ostacola il protagonista, che cosa cerca.
Anche lui probabilmente lotta per sopravvivere, vuole soddisfare una propria aspirazione, persegue un proprio piano. È un malvagio spinto da un bisogno, che lo porta a entrare in contrasto con il protagonista. Potrebbe avere un conflitto di interessi, puntare allo stesso obiettivo del protagonista.
Pensa a Pennywise, nel romanzo It di Stephen King: la creatura si risveglia periodicamente perché per sopravvivere deve nutrirsi delle paure dei bambini (e delle loro carni), poi torna in letargo. Potrebbe semplicemente starsene lì a dormire? No, altrimenti morirebbe.
L’antagonista per necessità, se commette del male, lo fa per avere dei benefici per sé stesso e nessun altro.
#antagonista 2: il cattivo che ha ragione
Sì, hai capito bene: l’antagonista può avere ragione. Potresti non condividere il motivo per cui agisce in un determinato modo, ma come potenziale portatore della tesi contraria al protagonista, potrebbe essere possibile empatizzare con ciò che lo spinge a essere malvagio.
Creare quindi un antagonista che ha ragione aiuta il lettore a riconoscersi, perché no, in lui, o in parte nelle sue motivazioni.
Potrebbe accadere che i valori del protagonista e quelli dell’antagonista entrino in collisione; ad esempio Voldemort, che ripudia i babbani, perché indeboliscono la razza dei maghi; Harry invece li vuole difendere. Inoltre, Voldemort è anche antagonista per necessità, perché la profezia non prevede che lui e Harry possano coesistere.
Quello che è importante sottolineare è che ciò che muove le azioni del cattivo che ha ragione è la volontà di portare a compimento un progetto che nella sua testa porterà benefici ai molti (oltre che a sé stesso), anche se i mezzi per raggiungere tale risultato rimangono dubbi.
#antagonista 3: l’eroe che diventa cattivo
Se hai visto tutti i film della saga di Star Wars, sai bene che Darth Vader all’inizio era solo Anakin, un ragazzino pieno di qualità che decide di diventare Jedi. Viene addestrato ma qualcosa va storto, così prende una strada “sbagliata”.
Qualcosa lo ha portato a diventare un antagonista, lo ha messo nella condizione di ostacolare gli altri invece di aiutarli. L’eroe che diventa malvagio è il risultato di una trasformazione, che anche in questo caso potremmo comprenderlo: Anakin diventa Darth Vader perché il maestro Sith gli promette che i poteri del lato oscuro della forza gli permetteranno di salvare sua moglie Padme. Darth Vader è quindi anche un cattivo che ha ragione.
Antagonista: come influenza la storia?
Quando hai stabilito che tipo di antagonista vuoi creare, puoi passare allo step successivo: capire in che modo influenzerà la storia.
Un antagonista può:
- creare o alimentare il conflitto. Con la sua presenza, ma anche con la sua assenza, alza o abbassa la tensione; questo meccanismo ti permette di sfruttare le azioni dell’antagonista per creare ritmo;
- rompere l’equilibrio deliberatamente (quindi, anche l’antagonista, all’inizio, potrebbe essere in una fase di equilibrio, che la presenza del protagonista potrebbe minare);
- rappresentare l’ombra dell’eroe, quindi tutto ciò che l’eroe non può, non deve, non vuole essere; incarna le tentazioni del protagonista, il rischio, le sfide che può superare o che possono sopraffarlo. Ad esempio, se Luke cede al lato oscuro, diventa Darth Vader; Harry Potter sceglie di essere un mago buono, ma teme di diventare come Voldemort, infatti prega il cappello parlante di metterlo nella casa dei Grifondoro, e non in quella dei Serpeverde. L’antagonista funge da specchio al protagonista, riflettendo spesso il suo opposto;
- definisce e mette alla prova l’eroe: lo obbliga a superare i propri limiti e i propri punti deboli. Il protagonista cambia a seconda dell’antagonista che gli si mette di fronte. Avere un’opposizione, un ostacolo, ci permette di vedere come reagisce.
In conclusione
Quando inventi storie, sono i personaggi a portarle avanti, con le loro azioni e decisioni. Se il protagonista porta avanti la storia, l’antagonista le conferisce lo spessore e il tono. Chiudendo il cerchio: se racconto la storia della Bella addormentata nel bosco, Aurora è la protagonista, Malefica è l’antagonista; se racconto la storia di Malefica, la fata/strega è la protagonista e il re Enrico diventa il suo antagonista. In quest’ultimo caso, è normale parteggiare per la strega, perché la storia raccontata da questa prospettiva ci permette di capire cosa muove le sue azioni. Ecco che tutto diventa più chiaro: metterti nei panni dell’antagonista ti consente di renderlo credibile.
Con questo è tutto, ti auguro di creare il miglior antagonista per il tuo protagonista. Questo non significa che ci debba essere per forza un conflitto esterno con un antagonista fisico; il conflitto, infatti, può anche essere interno, come anticipato all’inizio dell’articolo, ma si riflette pur sempre all’esterno. Ma questa è un’altra storia…
Ti sei mai immedesimata in un antagonista di un film o di un libro? Raccontamelo nei commenti e dimmi perché ti sei sentita coinvolta 😉.
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